Lead Story
Negli ultimi mesi ho lavorato con Federico Caliri (il mio mental coach) sul concetto che esistono molte strade per raggiungere un risultato. L’importante è sapere quali caratteristiche si vogliono sviluppare, quali sistemi energetici ci sono da allenare e quali sono i dettagli da perfezionare.
Una volta chiari tutti i punti, si trovano metodo e mezzi allenanti.
Easy, no?
Semplice e lineare a dirsi. Molto più complicato tradurlo in un programma di allenamento. Per fortuna ho Robi (Roberto Severi) – mio coach – che è stato formidabile nei miei comeback passati e lo sarà anche questa volta. Lo scoglio più grande è accettare tutto ciò dal punto di vista mentale. Abbracciare questa idea e farla mia, per davvero.
Breve premessa:
- 13 dicembre. Operato per un ernia inguinale, grande. Un ansa del mio intestino era fuoriuscita e veniva pinzata dalla parete addominale. Non riuscivo a correre più veloce di 3’/km, non potevo più fare pesi, non potevo più starnutire. Faceva troppo male. Ospedale. Tagliano, cuciono la rete, richiudono.
- 10 febbraio. Frattura da stress alla tibia. A gennaio correvo storto a causa del dolore / fastidio provocato dalla rete nell’addome. La tibia è stata sollecitata con sforzi diversi dal solito e si è fratturata.
FRATTURA DA STRESS: grave fenomeno di rottura del materiale, indotto dall’effetto di sollecitazioni ripetute (cicliche e non) nel tempo. Provoca la rottura prematura e senza preavviso del componente in esercizio, di solito per valori di carico decisamente minori del carico di rottura del materiale.
Da metà febbraio sto lottando per accettare mentalmente che gli allenamenti alternativi siano efficaci. Faccio corsa in acqua, nuoto, lavori specifici in bici e palestra. Sto facendo 8/9 allenamenti a settimana. Neanche uno in pista di atletica. Soffro.
Ogni giorno, mentre non corro, cerco di convincermi che questi allenamenti mi stiano rendendo comunque performante sugli 800m. Che non sto solo sopravvivendo, ma sto diventando più forte della mia versione migliore.
Not easy at all.
Ci sono giorni in cui accetto pienamente questa idea – giorni bianchi.
Altri giorni mi sembra di prendermi in giro – giorni neri – e penso: “Sei in piscina a correre con una cintura attorno alla vita, in mezzo ai pensionati. Gli altri si allenano in pista. Tra due mesi inizia la stagione. Tra quattro ci sono i Giochi a Parigi”.
Poi ci sono i giorni grigi – tanti – in cui mi convinco della bontà del lavoro e dopo mezz’ora rimetto in dubbio tutto. Un’altalena continua. Su questi giorni voglio migliorare, perché è qui che si fa la differenza.
E’ difficile, perché la mia testa ha bisogno di allenamento, esattamente come il corpo. E c’è da fare fatica.
Solitudine

Gaia è in Vietnam per un progetto di lavoro, da metà febbraio a fine luglio. Cinque mesi che sembrano eterni. In questi giorni difficili il mio cervello torna continuamente all’infortunio e faccio fatica a distaccarmi e distrarmi. Ci penso spesso, troppo, specialmente la sera. La sua assenza è tosta. Nel letto prima di dormire non c’è nessuno ad ascoltarmi, a raccogliere e accarezzare i miei pensieri, belli o brutti. Il mio cervello pensa. E accumula.
È essenziale trovare nella vita una persona che ti ascolti, o meglio, che voglia ascoltarti. Un problema condiviso pesa la metà. Una gioia vissuta insieme rende felici il doppio.
Pensieri veloci
Sono preoccupato per il mio corpo. Oltre alla frattura alla tibia, ogni tanto l’inguine continua a farmi male dopo l’operazione. Ho visto il chirurgo, si è preoccupato per i linfonodi ingrossati. Dovrò farli controllare. Sembra che il mio corpo si stia ribellando a ciò che gli faccio fare, chiedendomi di rallentare. Io vorrei andare a mille, ma lui va a cento. Sono un po’ spaventato perché di solito sono bravo ad ascoltare il mio corpo e, ultimamente, mi sta manda segnali che non riesco a interpretare.
Chissà se, a due mesi dall’inizio della stagione, qualche big dell’atletica mondiale sta vivendo un periodo simile al mio. Mi piacerebbe sapere come lo sta affrontando.
In due settimane in piscina sono passato da non riuscire a fare sei vasche di fila senza morire asfissiato a nuotare 1 km intero, senza particolari complicazioni. Sono forte ad adattarmi. Sono comunque una mezza sega perché vado pianissimo.