Lead Story
Siamo a metà agosto. Gaia è finalmente tornata dal Vietnam, e con lei, la casa è di nuovo piena e viva. La sua presenza mi dà una grande serenità.
Posso dire che il mio corpo sta ricominciando a funzionare bene, e questa è una grande notizia. Da un mese e mezzo, mi sto allenando con il nuovo gruppo, Ultra T&F. I coach mi stanno conoscendo step by step e abbiamo deciso di impostare il lavoro in modo molto molto graduale, con una calma infinita. In parte perché ci è stato imposto dall’ortopedico che in questo ha carta bianca, in parte per la nostra esperienza.
La stagione 2024 è andata (a putae), ma adesso inizio a vedere questo come un vantaggio: la nostra preparazione per il 2025 è iniziata a giugno. Siamo avanti di mesi rispetto agli altri che stanno tirando avanti la stagione con le Olimpiadi e i meeting post Parigi.
Abbiamo sette mesi davanti a noi – più i tre mesi precedenti di lavoro alternativo, di cui ho parlato a lungo negli altri post del blog – per prepararci al meglio per il rientro alle indoor 2025.
Faremo il botto.
Questo è il mio pensiero. Sono convinto che il mio corpo stia viaggiando su un livello differente, più alto. Ora ci mancano ancora tante cose specifiche, ma la base è salita parecchio, e sono curioso di vedere dove arriveremo quando costruiremo tutto il resto, mattoncino dopo mattoncino, nelle prossime settimane. Tante settimane.
L’ultimo mese è stato regolare e calmo. Ho affrontato ogni allenamento con la giusta misura, senza fretta o esasperazione, concentrandomi a dare il meglio in ogni singola giornata, indipendentemente da quello che c’era da fare, un lavoro duro in pista o un’ora di recupero in bici. Calmo e concentrato. Tranquillo. Nella mia bolla.
Un allenamento tipo di queste settimane
Ormai sono quasi dieci settimane che corro. Le prime quattro o cinque sono state dal punto di vista della corsa sono state semplici: un po’ di variazioni sul prato, qualche recovery run in pista, mai asfalto. Nelle altre cinque settimane invece abbiamo iniziato a inserire lavori specifici di velocità (salite brevi) e resistenza (potenza aerobica frazionata in pista, con focus sulla tecnica di corsa e fartlek cattivi che non digerisco).
Sono rimasto sorpreso dalla rapidità e dalla prontezza con cui il mio corpo si sta adattando a tutti questi stimoli. Tutto ciò mi galvanizza, specialmente perché anche il mio allenatore sta notando tutto ciò e ci stiamo gasando a vicenda. C’è ancora tantissimo lavoro per il periodo futuro, perché dobbiamo trasformare in routine ciò che oggi mi sembra straordinario. Sono fiducioso che ci riusciremo.
Mi piacerebbe condividere una prova evidente di questo adattamento di cui parlo. Numeri e grafici, perché su questi si fonda l’allenamento e l’analisi.
Negli ultimi tre sabati, ho svolto un allenamento di fartlek che riporto sotto.
- STIMOLO: Vogliamo stimolare il cuore a rimanere il più possibile attorno a frequenze cardiache alte, 90/95% della massima. Dobbiamo farlo a “piccole botte”, con in mezzo dei recuperi, altrimenti esauriamo troppo presto la tenuta.
- COSA VOGLIAMO VEDERE: Vogliamo vedere innanzitutto il cuore raggiungere quelle determinate frequenze durante gli intervalli forti. Poi, vogliamo anche vedere il cuore che risponde bene e rapidamente ai cambi di ritmo. Insomma, stiamo cercando delle “onde” nella frequenza cardiaca. Ecco lavoro e dati del cuore.
SABATO 27/07
12x [45” – 1’15”]
- 45” veloce: 3’20/km
- 1’15” lento: 4’00/km
TOT: 21’03” – 5800m

SABATO 03/08
10x [300 – 300]
- 300 veloce: 56”
- 300 lento: 1’15”
TOT: 21’18” – 6000m

SABATO 10/08
11x [300 – 300]
- 300 veloce: 54”
- 300 lento: 1’15”
TOT: 23’22” – 6600m

COMMENTI:
- Dalla prima alla terza settimana il pattern della frequenza cardiaca assume sempre meglio la struttura a onde. Nell’ultima settimana è proprio bello!
- Siamo riusciti ad alzare le pulsazioni massime. Attenzione, nel nostro caso è un bene ed è corretto perché i tre lavori non sono uguali ma aumentano progressivamente di intensità e di durata.
- Considerando una singola onda:
- C’è più escursione tra il picco massimo ed il picco minimo. Nelle fasi di recupero, il cuore riesce a ridurre maggiormente le proprie pulsazioni rispetto al massimo raggiunto durante la prova forte, alcuni secondi prima.
- Le pendenze di salita e discesa sono più ripide: il cuore sta imparando ad alzare e abbassare le pulsazioni più rapidamente: è più pronto, ha meno inerzia.
- Commento non tecnico: odio questi lavori. Soffro tantissimo, sia fisicamente che mentalmente. Durante la prova forte e durante i primi secondi del recupero ci sono degli istanti in cui il corpo chiede di fermarmi e devo lottare per andare avanti. Intrigante, se non fosse che questa lotta inizia già verso la metà del lavoro e magari, quando mancano altri cinque o sei intervalli.
Pensieri veloci
#1 Ho visto delle gare folli ai Giochi Olimpici. Ovviamente il mio primo pensiero riguarda la finale degli 800m uomini. Quattro atleti sotto il 1:42, l’ultimo della finale in 1:43.84. Allibito.
#2 Sono giorni che su LinkedIn non si parla d’altro che di Benedetta Pilato, Elisabetta Caporale e tutte le polemiche legate ai giornalisti delle Olimpiadi. Non voglio entrare nel merito e dare il mio giudizio. Vorrei invece condividere una riflessione diversa: troppe persone, che con lo sport non hanno nulla a che fare, stanno condividendo a ripetizione queste polemiche per mettersi in mostra, per dimostrare alla community che anche loro hanno un’opinione, severissima, umanissima, giustissima. Ma il problema è che non sanno nemmeno cosa significhi essere atleti. Questo mi dà un po’ la nausea. Se scrivi nero, doveva essere bianco! Se scrivi bianco, ti attaccano perché il nero sarebbe stato meglio. Scrivi grigio, e ti criticano perché non scegli. E’ una battaglia che non vale la pena fare, perché si può solo perdere.